Un mare cristallino, isole di sabbia e corallo che compaiono e spariscono in base all’alta o bassa marea, questa zona lungo la costa keniana a sud di Malindi, si chiama “Sardegna 2”. Davanti la spiaggia libera di Malindi, sono ancorati dei barconi in legno dai colori sgargianti e provvisti di una tettoia, utile sia per ripararsi dal caldo, o per stendersi al sole ed ammirare il panorama dall’alto. Raggiungiamo la nostra barca, camminando nell’acqua bassa, sistemiamo i nostri zaini e partiamo, non ci accorgiamo del tempo che passa, perché estasiati dal paesaggio circostante: coste verdissime, spiagge ricche di alberi di cocco, le splendide ville dei possidenti italiani residenti in zona, ma soprattutto le acque trasparenti dell’Oceano Indiano.
Giungiamo in una zona splendida dal fondo sabbioso e l’acqua molto bassa, dove sono depositate sul fondo una miriade di stelle marine: rosse, arancio. Scendiamo dall’imbarcazione e passeggiamo nella poca acqua che ricopre la sabbia, ammirando le stelle e i coralli. Si riparte in direzione Sardegna 2, giungiamo intorno alle 11, l’equipaggio butta l’ancora e ci affrettiamo a scendere in acqua armati di maschere e pinne per ammirare i fondali. Veniamo velocemente circondati da coloratissimi pesci tropicali che si avvicinano in cerca di cibo e ne approfittiamo per fotografare e filmare lo scenario subacqueo. Improvvisamente abbiamo difficoltà a nuotare, l’acqua è sempre più bassa e siamo costretti a togliere la nostra attrezzatura snorkeling e accontentarci di passeggiare nelle acque che si ritirano sempre più. Con nostra meraviglia, vediamo i ragazzi dell’equipaggio poggiare in acqua un barbecue e un tavolo accanto, ci spiegano che in pochissimi minuti, l’acqua si ritirerà completamente, la barca poggerà sull’isola emergente e sul braciere verranno cucinati crostacei e tonno.
Prima di pranzare, continuiamo ad ammirare il panorama e raccogliere pezzetti di corallo rosa che troviamo nella sabbia, dove ci stendiamo a prendere il sole, disturbati solo dai pizzichi di qualche piccolo granchio. Ci chiamano a pranzo, saliamo in barca, che ha un precario equilibrio vista la secca e troviamo la tavola apparecchiata con al centro due piatti da portata, uno straboccante di aragoste e gamberoni e l’altro di profumatissimo fette di tonno arrosto. I ragazzi ci porgono delle ciotole e una forchetta ciascuno e ci invitano a servirci liberamente, mentre loro versano un mestolo di riso al sugo di aragosta, in ogni piatto. Concludiamo il lauto pasto con banane e cocco freschissimi, ma la marea comincia a salire e vediamo arrivare una canoa ricavata in un tronco. E’ arrivato il bar! Un ragazzo con un termos pieno di caffè ed uno di te, sale a bordo e ci propone le due bevande, devo dire non molto invitanti. Sentiamo un trambusto alle nostre spalle, voltandoci notiamo che dalla riva sono partite numerose canoe tipo quelle del “barista” e vengono in nostra direzione.
Da non crederci, venditori ambulanti che si presentano in gusci di legno ed alcuni vengono addirittura a nuoto, tenendo le braccia alzate per proteggere dall’acqua la loro mercanzia. Come possiamo rifiutare di acquistare qualcosa da questa povera gente che si fa anche un chilometro a nuoto o pagaiando con le mani, pur di guadagnare un paio di euro? Pareo, statuine in legno, collane fatte con il corallo che si deposita sul fondo, cappellini in foglia di banano, viene venduta qualunque cosa possano realizzare con le loro mani. Nel pomeriggio ci avviamo verso la la terra ferma e poco prima di giungere in spiaggia, intoniamo assieme all’equipaggio un canto locale, sia in italiano che nella loro lingua. Le parole sono commoventi, basti pensare che è un canto nazionale ed è dedicato ai turisti, vuole essere un ringraziamento, per l’aiuto che portiamo con le nostre visite nella povera terra Africana.
Foto: Flickr.com
Lascia un commento